di Antonio Geusa - 25 maggio 2009 Giudicare la politica oggi è un compito particolarmente faticoso. Guardiamo la politica nazionale e ci rendiamo conto che non è particolarmente dissimile da quella locale; da quella che viviamo con un pizzico di partecipazione in più. I motivi di questa partecipazione... scopriteli voi. L'interesse privato al di sopra di tutto. Giornalmente vengono scoperte malefatte che hanno portato nelle tasche di diversi personaggi politici un bel po' dei quattrini che il contribuente versa per ottenere il riconoscimento dei propri diritti, per vedere i servizi, almeno quelli più necessari, avviati e funzionanti, per vivere in una società degna d'essere chiamata tale... Aspetta e spera! L'esaltazione dell'individuo ha prodotto sino ad oggi dei «valori», da tutti conosciuti, come corruzione, furberia, egoismo, imposizione, ecc. I media quotidianamente ne danno conferma. Forse qualcosa sta cambiando e non è sbagliato pensare che questo particolare periodo storico stia segnando un ritorno al collettivismo a discapito dell'individualismo esasperato che ha caratterizzato gli ultimi vent'anni della vita politica italiana e, di conseguenza, anche quella locale. Finalmente, anche se a rilento, comincia a farsi strada in ognuno di noi l'idea che la collettività è più importante dell'individuo. Cominciamo a comprendere uno dei concetti chiave della politica aristotelica dove l'individuo vale per quello che da alla collettività e non per quello che prende. Gli individui muoiono, si sa, ma la collettività è presente e sempre sarà presente finché ci saranno individui. Ed è proprio la collettività che conserva, elabora e tramanda la cultura intesa come somma delle esperienze, in tutti i campi, utili a tutto e a tutti. Somma che va continuamente aggiornata, modificata, arricchita di valori oggettivi, con apporti personali degli individui, proprio perché cresca, viva, si sviluppi e possa dare i suoi frutti. L'individuo che pensa a coltivare il suo orticello rappresenta un ostacolo per lo sviluppo collettivo, soprattutto, non serve alla collettività e non serve la collettività. Serve una coscenza per fare politica

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